GIGANTI FRAGILI

Se un albero cade e nessuno lo sente, fa rumore?

Sinossi

Il Pino domestico, simbolo del Mediterraneo, sta scomparendo. Un nemico invisibile, la cocciniglia tartaruga, lo sta sterminando in silenzio, trasformando il paesaggio in un cimitero di tronchi abbattuti.Giganti Fragili segue le vite di chi è legato a questa crisi: Icona del cinema, che cerca di salvare i pini della sua villa; ricercatori, impegnati nello studio del parassita; operai forestali, costretti ad abbattere; attivisti cittadini, che lottano contro l’indifferenza.Accanto a loro, un cantante di feste di compleanno, che si prende cura del padre di 104 anni e cerca visibilità esibendosi tra i pini superstiti di Villa Pamphilj — alberi salvati dai volontari. La sua voce risuona fragile ma ostinata, tra aghi e rami che hanno resistito.Unendo osservazione documentaria, lirismo visivo e attenzione umana, Giganti Fragili compone un mosaico poetico sulla fine di un’epoca. Un film che racconta, attraverso i volti e i silenzi, ciò che stiamo perdendo — prima che sia troppo tardi.

Director

Nemea Frigato è un regista e sceneggiatore nato nel 1990. Ha lavorato per anni nel reparto scenografia, collaborando con registi come Alice Rohrwacher e Paolo Taviani, esperienza che ha formato il suo sguardo visivo: concreto, sensibile, attento allo spazio come linguaggio.Il silenzio è stato il suo primo paesaggio. Nato sordo, ha fatto dell'immagine il suo modo di ascoltare. Il suo cinema restituisce visivamente ciò che le parole non sanno dire.
Non cerca di spiegare: osserva.
Ha esordito alla regia con il cortometraggio Un’estate come altre 100. Attualmente sta sviluppando Giganti fragili, un documentario poetico sulla scomparsa dei pini nel Mediterraneo.

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Note di Regia

Approccio visivo
L’estetica di Giganti Fragili si fonda su un linguaggio visivo contemplativo, rigoroso e sensibile. Il paesaggio non è solo sfondo, ma protagonista: un corpo fragile che cambia, crolla, resiste.
Attraverso un uso discreto della macchina da presa, il film osserverà il mondo senza forzarlo, lasciando spazio allo spettatore per vedere e ascoltare.
Le riprese paesaggistiche saranno realizzate con inquadrature fisse o panoramiche su treppiede, per valorizzare la monumentalità e l’atmosfera sospesa dei luoghi. La lentezza permetterà di percepire i segni del cambiamento: pini rigogliosi, alberi morenti, tronchi abbattuti.Le scene di vita quotidiana seguiranno un approccio più fluido: alternanza tra camera fissa e macchina a mano, sempre con regia invisibile e composizioni pulite. L’obiettivo non è creare effetto, ma rivelare.I personaggi non saranno intervistati: saranno seguiti nei gesti, nei silenzi, nel lavoro, nel modo in cui abitano il paesaggio. La narrazione emergerà per sottrazione, attraverso ciò che fanno e ciò che li circonda.Approccio sonoro
Il suono sarà la vera colonna vertebrale sensoriale del film. In assenza di dialoghi frontali o voice-over, sarà attraverso i rumori che la storia prenderà forma:
Suoni ambientali registrati sul campo: il vento tra gli aghi, il cigolio dei rami, le motoseghe, i canti spontanei, il silenzio della pineta dopo il taglio.Assenza totale di voice-over: il paesaggio e le azioni parleranno da sole.Musica diegetica e minimale: solo dove esiste naturalmente (es. il cantante a Villa Pamphilj). Eventuale musica extra-diegetica sarà ridotta al minimo: suoni naturali trattati, bordoni sonori, lunghi silenzi.Montaggio e ritmo
Il montaggio seguirà un ritmo contemplativo, cadenzato come il respiro del paesaggio:
Alternanza tra scene naturalistiche e momenti di vita umana.Ogni personaggio avrà un tempo proprio, nessuna fretta, nessuna climax artificiale.Le transizioni saranno morbide, come se si passasse da un ricordo all’altro.Il tema della trasformazione lenta sarà espresso anche nel ritmo: niente shock, ma erosione visiva e narrativa.Intenzione registica
La regia di Giganti Fragili sarà essenziale, poetica e immersiva.
Non cercherà di denunciare attraverso la retorica, ma di mostrare attraverso la presenza. Guarderà agli alberi come a esseri viventi, ai personaggi come custodi inconsapevoli di un equilibrio che si sta spezzando.
Il film vuole restituire il senso di una perdita lenta, quasi invisibile, ma profonda. E insieme, il gesto fragile della resistenza: cantare tra i pini superstiti, raccogliere aghi caduti, tagliare con rispetto, lottare inascoltati.Non è un documentario informativo, né un’opera narrativa. È un film-memoria: una preghiera laica per ciò che stiamo lasciando indietro.